Negli ultimi anni si è parlato molto degli insetti come possibile soluzione alle sfide del futuro, dalle proteine alternative alla sostenibilità ambientale. Eppure, al di là dell’hype mediatico, c’è un mercato reale che in Europa sta crescendo in modo esponenziale e che, nei prossimi cinque anni, potrebbe decuplicare i propri volumi. Per capire meglio questa evoluzione, abbiamo chiesto a Stefano Guerrieri, fondatore di Kinsect startup italiana che si posiziona tra i principali attori di questa “seconda generazione” di aziende, più focalizzata sulla produttività, sui costi operativi e sullo scaleup industriale.
Una crescita esponenziale: nei prossimi 5 anni, +10x in Europa
«Il mercato delle proteine di insetti sta vivendo un’accelerazione e, al contempo, una razionalizzazione delle aziende e delle tecnologie coinvolte», spiega Guerrieri. Se in passato il settore era spinto soprattutto dalla curiosità e da un forte clamore mediatico, oggi si assiste a una vera evoluzione industriale. Le proiezioni mostrano che la produzione europea di farina proteica di insetti passerà dalle attuali 100mila tonnellate all’anno a oltre 1,2 milioni di tonnellate entro il 2028, con la conseguente necessità di costruire almeno 200 nuovi impianti industriali.
Perché gli insetti?
Il principale mercato di riferimento è quello dei mangimi: dai pet food ipoallergenici all’acquacoltura (trota, salmone, branzino) fino alla zootecnia (polli ovaiole). Rispetto alle farine tradizionali, quelle di insetto offrono vantaggi come la migliore digestione, la riduzione di malattie e la possibilità di sostituire parzialmente fonti proteiche in declino come gli stock ittici ormai sovrasfruttati.

Una tecnologia complessa: dalla biologia all’automazione
Ma come si passa da un’idea a un impianto industriale in grado di allevare insetti su larga scala? Guerrieri sottolinea che la vera sfida sta nell’integrazione di tre discipline:
- entomologia, per comprendere a fondo i cicli di vita, la biologia e le esigenze nutrizionali degli insetti;
- automazione industriale, fondamentale per gestire processi in cui temperatura, umidità e alimentazione devono essere controllati con precisione;
- sviluppo software, per analizzare e ottimizzare i dati, gestendo il monitoraggio continuo delle colonie.
A complicare il tutto c’è l’elemento biologico: i test di crescita non si possono accelerare artificialmente, quindi ogni cambio di parametro o di configurazione può essere validato solo attendendo i tempi naturali dell’insetto. Come evidenzia Guerrieri, questa barriera all’ingresso fa sì che chi riesce a superarla con successo acquisisca un forte vantaggio competitivo.
Normative e limiti attuali: la bioconversione frenata dalla legge
Un altro tema cruciale è quello normativo. Le regole UE (Regolamento Novel Food, Regolamento 2017/893 e altri) hanno aperto le porte all’uso dei prodotti a base di insetti in diversi settori, ma esistono ancora barriere rilevanti. Oggi, infatti, gli insetti sono considerati animali da allevamento:
- possono essere nutriti solo con sottoprodotti conformi a precise norme (Reg. CE 1069/2009);
- è vietato utilizzare rifiuti domestici o FORSU.
Questa restrizione frena lo sviluppo di un modello di economia circolare in cui gli insetti possano bioconvertire una gamma più ampia di rifiuti organici. «Se la normativa evolvesse in tal senso – aggiunge Guerrieri – potremmo abbattere i costi operativi e ampliare ancor di più il mercato, trasformando davvero l’industria degli insetti in un attore chiave della gestione sostenibile delle risorse.»
Focus e diversificazione: non solo alimentazione animale
Il core business di Kinsect è senza dubbio l’alimentazione animale, che oggi rappresenta il mercato più grande e ricettivo per questi prodotti. Tuttavia, l’orizzonte è più ampio:
- alimentazione umana, ancora marginale (meno del 10% del mercato) a causa di barriere culturali, ma con prospettive di crescita nel lungo termine;
- chitina, estratta dagli esoscheletri delle larve, può diventare un additivo per mangimi o la base di prodotti come bioplastiche e cosmetici;
- frass, il residuo dell’allevamento (feci e resti organici) si trasforma in un concime biologico ricco di nutrienti, utilizzabile come ammendante e biostimolante in agricoltura.
Queste linee di ricerca permettono di diversificare i ricavi e migliorare la sostenibilità degli impianti, integrando al meglio tutti i sottoprodotti di questo innovativo allevamento.
L’apporto degli investimenti: dal prototipo alla scala industriale
Kinsect ha da poco ricevuto un importante investimento da Farming Future e ToSeed, che consente di accelerare la transizione dal prototipo a una vera e propria produzione industriale. Tra gli obiettivi:
- l’ampliamento del team e l’incremento della velocità di sviluppo;
- la creazione di partnership strategiche per realizzare un vivaio industriale, in grado di rifornire un impianto di ingrasso e trasformazione con capacità di 1.000 tonnellate/anno di farina di insetto.
Inoltre, l’azienda si prepara a partecipare all’evento Insect to Feed the World, una delle principali fiere mondiali del settore, che l’anno prossimo si terrà a Torino dopo l’edizione di Singapore. Sarà l’occasione per far conoscere la tecnologia Kinsect e svelare il primo impianto flagship.
Una rivoluzione già in corso: sostenibilità e resilienza
Non si tratta solo di una questione green: il 70% delle proteine necessarie all’Europa è importato dall’estero, il 90% degli stock ittici è sovrasfruttato e il 77% delle terre arabili è destinato ai mangimi. Tutto questo rende le proteine di insetto una carta preziosa sia per la sicurezza alimentare sia per l’autonomia economica.
«Creare una filiera industriale locale significa anche opportunità di lavoro e sviluppo per i territori – ribadisce Guerrieri – E mentre il cambiamento climatico e la necessità di modelli produttivi più sostenibili spingono questo cambiamento, noi stiamo lavorando per esserci da protagonisti».
Conclusioni
Parlare con Stefano Guerrieri fa capire che non siamo di fronte a un semplice esperimento di nicchia, ma a un settore che sta ponendo le basi per diventare un tassello fondamentale del futuro agroalimentare. L’allevamento di insetti non è (solo) una curiosità da sfogliare in rete: è un mercato in rapida evoluzione, che punta a colmare il gap proteico dell’Europa, ad aprire nuovi modelli di economia circolare e a generare valore anche attraverso linee di prodotto innovative (chitina, frass, cosmetici ecc).
Se le normative diventeranno più elastiche e l’ecosistema continuerà a innovare sul piano tecnologico, potremmo assistere a una rivoluzione più rapida di quanto immaginiamo.
Nota per il lettore: l’autore è CEO di Beeco e collabora con fondi di investimento attivi nell’ambito agritech, che potrebbero aver sostenuto o sostenere in futuro alcune delle startup menzionate.
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