OpenAI e IO, l’intelligenza artificiale alla ricerca dell’hardware perfetto

Oltre ChatGPT: il progetto segreto di OpenAI

Altman starebbe lavorando ad un nuovo progetto rivoluzionario

Nel momento in cui OpenAI sta perdendo liquidità e, già lo scorso autunno, la stessa startup aveva dichiarato agli investitori che non avrebbe generato profitti prima del 2029, prevedendo di perdere 44 miliardi di dollari prima di riuscirci, la notizia di questo mese vede la startup spendere 6,5 miliardi di dollari per acquisire un’altra startup, quella di Jony Ive: Io.

Secondo proprio Ive, l’ex designer di Apple, colui che ha disegnato alcuni dispositivi dell’azienda di Steve Jobs, nonché suo braccio destro, l’obiettivo dell’acquisizione della sua startup è quello di “creare una famiglia di prodotti per l’era dell’intelligenza generativa”. Ma di che cosa si tratterebbe in molti se lo stanno già chiedendo. 

I 55 dipendenti di Io, tra ingegneri e ricercatori, ora entreranno a far parte direttamente di OpenAI mentre Ive, pur acquisendo “responsabilità creative e di design”, non diventerà un dipendente di OpenAI. Secondo infatti Sam Altman, “abbiamo l’occasione di reimmaginare cosa significa usare un computer”, creando allora un prodotto “mai visto prima nell’hardware di consumo”. Altman nel  video di presentazione sul nuovo progetto (da cui è tratta l’immagine) ha dichiarato che il prodotto sarà qualcosa di mai visto prima. L’invenzione verrà probabilmente lanciata il prossimo anno e non consisterà né in un computer, né telefono, né televisore, né occhiali, bensì in qualcosa che potrebbe sostituire tutto questo.

Nello stesso giorno in cui è stata comunicata l’acquisizione di Io, Sam Altman qualche ora dopo ha presentato in anteprima al suo staff i dispositivi che stanno sviluppando per essere poi realizzati proprio con Ive, illustrando i piani per la creazione di 100 milioni di modelli, gli “AI companions”,  che entreranno a far parte della quotidianità di tutti: “realizzare qui la cosa più grande che abbiamo mai fatto come azienda”. E Altman ha ipotizzato che l’acquisizione da 6,5 ​​miliardi di dollari abbia il potenziale di aggiungere un trilione di dollari di valore a OpenAI.

Nel video di presentazione, Altman e Ive hanno offerto qualche indizio sul progetto segreto: il prodotto sarà in grado di riconoscere completamente l’ambiente circostante e la vita dell’utente, non sarà invasivo, ma “discreto, potrà stare in tasca o sulla scrivania e sarà il terzo dispositivo principale che una persona metterebbe sulla scrivania dopo un MacBook Pro e un iPhone”.

Ive ha parlato di “un nuovo movimento di design”. Altman ha affermato che si tratterebbe di una “famiglia di dispositivi”, sottolineando il suo apprezzamento per il modo in cui Apple integra da tempo la sua offerta hardware e software.

Eppure, i futuristi AI Companions di Altman potrebbero ricordare altri due tentativi simili e passati, nonché falliti: il primo fu ideato proprio da due ex colleghi designer di Ive anch’essi dipendenti di Apple, Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno, che con la startup Humane avevano ideato un’alternativa agli smartphone, sfruttando l’intelligenza artificiale per offrire un’interazione più naturale e meno invasiva: l’AI Pin. Nonostante l’entusiasmo iniziale e il supporto di investitori come Microsoft e la stessa OpenAI, l’AI Pin ha ricevuto critiche per le sue prestazioni deludenti, problemi di surriscaldamento e funzionalità limitate. Le vendite sono state inferiori alle aspettative, con molte unità restituite dagli utenti. E, lo scorso febbraio, Humane è stata acquisita da HP, che ha deciso di interrompere la produzione dell’AI Pin e di disattivare i dispositivi esistenti.

L’altro progetto simile all’ambizioso nuovo progetto segreto di Altman, anch’esso fallito, è stato quello di Rabbit R1, un dispositivo tascabile lanciato nel 2024 dalla startup Rabbit. Anche questo dispositivo mirava a sostituire lo smartphone, offrendo un assistente personale basato su intelligenza artificiale. Tuttavia, ha affrontato critiche simili riguardo alle sue funzionalità limitate e alla mancanza di un reale valore aggiunto rispetto agli smartphone esistenti. 

Nel frattempo l’immaginazione può far prospettare qualsiasi cosa, da un altro progetto tanto temerario quanto attualmente fallace, come il Metaverso di Zuckerberg, a qualcosa di epocale che potrebbe davvero consistere in un’altra rivoluzione industriale. In fondo, fino all’avvento di ChatGpt nessuno avrebbe mai immaginato che i classici browser sarebbero stati sostituiti dalla piattaforma di Altman: è un fatto ormai che la maggior parte delle persone svolge ricerche non più su tali motori, ma direttamente su piattaforme di intelligenza artificiale.

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