Le startup che interpretano il nuovo concetto di lusso

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Cosa fanno le tech company? Semplice: provano a risolvere problemi. Con il digitale, con le innovazioni, con l’azzardo tipico di chi non ha paura di testare, sbagliare, rilanciare. Tra le realtà che da anni sperimentano soluzioni di mobilità su scala globale, dalle merci alle persone, c’è Uber che ora apre un nuovo fronte: quello delle startup del lusso. E sceglie di sperimentarlo in Italia. Dove? Proprio dove la Dolce Vita Estiva ha trovato da sempre la sua cornice ideale: Ischia, Capri e la Costiera (amalfitana e sorrentina), nel cuore del Golfo di Napoli.

Una Dolce Vita diversa da quella più cinematografica e invernale di Roma, ma altrettanto iconica ed esclusiva. Uber è larchetipo del ex unicorno della Silicon Valley, un colosso che in Italia e in Europa ha trovato parecchie porte chiuse. Colpa di cosa? Della rendita di posizione, di certi privilegi legislativi, delle città blindate da regolamenti su misura.

Fatto sta che alla fine Uber ha cambiato strategia: non più battaglia frontale, ma alleanza. Oggi sull’app prenoti taxi e NCC. Niente più auto private con conducenti improvvisati, come in altre metropoli globali. Però, e qui arriva il bello, le tech company, quelle vere, fanno una cosa che pochi altri fanno: sperimentano. Mettono a terra (e in cielo, e in mare) idee, servizi, business model. Anche solo per farsi notare. Anche solo per capire se funziona.

E così, tra Sorrento e Capri, Uber ha intercettato un vuoto. Anzi due. Li ha riempiti con Uber Copter e Uber Boat: servizi che non sono solo il futuro della mobilità turistica, ma il suo presente più spettacolare.

Perché proprio qui? Perché Capri è da decenni il simbolo della vacanza esclusiva, dell’extra-lusso quasi inaccessibile. Non a caso, qualche anno fa, ho avviato insieme ai giovani di Confindustria il progetto Capri Startup, per provare a connettere mondi diversi ove l’innovazione va insieme al lusso, cosi come la tradizione va insieme al futuro.

La Costiera, dal canto suo, non sta a guardare. Anche qui nascono nuove esperienze premium per mano di imprenditori locali. D’altronde, se sei nel Golfo di Napoli e fai tappa a Capri con il tuo yacht, come puoi non fermarti in Costiera?

È proprio qui che nasce Cava Regia, il lido innovativo sviluppato dalla famiglia Savarese con l’investor Marco Cocurullo. Considerato oggi uno dei lidi più esclusivi d’Italia, offre molto più di un semplice lettino e ombrellone: un servizio completo con maggiordomo personale, chef dedicato e persino un corner shopping firmato E.Marinella, che ha curato ogni dettaglio dell’arredo, dai lettini agli ombrelloni, dagli asciugamani alle sedute.

Volare alto: Uber Copter da Sorrento a Capri

Il progetto è stato fortemente voluto dal CEO di Uber, Dara Khosrowshahi, ed è parte dell’ambizioso programma Uber Copter, conosciuto nelle sue prime fasi come Uber Air, che punta a introdurre veri e propri servizi di taxi volanti. Dopo i primi test con droni su città come New York, l’iniziativa approda ora anche nel Golfo di Napoli, dove la sperimentazione avviene attraverso l’utilizzo di elicotteri.

L’Italia e l’Europa diventano così terreno di prova per questa nuova mobilità aerea, con la Costiera a fare da scenario ideale per un’esperienza tanto esclusiva quanto spettacolare. Questa estate, infatti, si può volare da Sorrento a Capri in elicottero, per una cifra che si aggira sui 290 euro a persona. Un volo di appena 15 minuti che ti porta a sorvolare la Costiera, schivando traghetti affollati e onde sbuffanti.

A bordo? Fino a sei passeggeri, gestiti da operatori certificati, con vista mozzafiato garantita. Il servizio è attivo durante i weekend estivi, in particolare tra fine luglio e agosto, e include anche il trasferimento da e per l’eliporto con auto Uber Black. Prenotazione tramite app con almeno 48 ore di anticipo.

Mare nostro, Uber Boat a Capri

Se il cielo non basta, c’è anche il mare. Sempre tramite app, si può ora prenotare una barca, privata o condivisa, per esplorare Capri o la Costiera via mare: un vero e proprio taxi sull’acqua. Le opzioni sono molteplici, dai tragitti brevi alle escursioni giornaliere. Le tariffe variano in base alla tipologia dell’imbarcazione e alla durata dell’esperienza. Un servizio pensato per chi cerca qualcosa di più del solito giro in gozzo.

E gli startupper, o forse sarebbe meglio chiamarli gli innovatori della scena tech del golfo di Napoli, cosa fanno? Restano a guardare? In realtà, no. Si muovono eccome. Anche se con risorse “diverse”. Basti pensare a chi c’è dietro Uber: Vanguard Group, BlackRock, Morgan Stanley, Fidelity Investments e non da ultimo, anche Google Ventures.

Certo, loro hanno fondi illimitati. Ma noi abbiamo fame, visione e territori ancora tutti da esplorare. E se provassimo a giocare la partita su un altro campo? Qui, dove gli investimenti, angel o venture capital, sono pochi, le idee che emergono spesso sono proprio quelle più radicali, creative e capaci di resistere. Perché quando non hai tutto, t’inventi tutto magari in bootstrapping.

Con NAStartUp e UpStudio, il laboratorio nato da un anno per testare uno startup studio dedicato alla nascita e crescita di nuove imprese, abbiamo avviato percorsi non convenzionali. Anche qui, unusual, visto che siamo no profit. Percorsi che accelerano, ma soprattutto affinano opportunità e modelli di business. Un esempio concreto è The Skipper Academy, l’EduTech di Antonino Russo che sta formando nuovi professionisti per alimentare la filiera delle esperienze turistiche marittime e marinaresche. Lo scenario è sotto gli occhi di tutti: centinaia di imbarcazioni ferme nei porti per mesi, una domanda crescente di chartering, e un grande vuoto di skipper certificati in grado di guidare. La risposta? Formazione. Ma anche lingue straniere, competenze digitali, uso dei droni per raccontare l’esperienza del cliente. Una vera startup che, come Airbnb, ridistribuisce opportunità, ricolloca risorse e crea valore a più livelli.

E poi c’è chi lavora sull’innovazione tecnologica applicata alla sostenibilità, come Adriano Cirasa, fondatore di Wave Naval Dynamics. Nonostante i suoi appena 18 anni, da un paio d’anni sta sviluppando sistemi per rendere le imbarcazioni sempre più ecologiche, recuperando energia direttamente dal moto del mare.

Non è tutto.

C’è anche chi, come Mattia Barbarossa, già fondatore di Sidereus Space, sta studiando come realizzare piattaforme marine per il lancio di vettori spaziali. A ogni innovatore, la propria ambizione. E c’è chi, invece, sta costruendo servizi di delivery gourmet per ristoranti e chef dedicati allo yachting: non solo vini pregiati e alcolici di nicchia, ma anche ingredienti freschi, rari e selezionati, con una logistica pensata su misura. Anche qui, il mercato è pronto. La domanda esiste. La sfida è saperla intercettare prima degli altri. E spesso, le startup che innovano in questo settore non le vedi arrivare. Perché arrivano via app, via web, via QR code.

Con lo sbarco imminente dell’Americas Cup a Napoli, ci si prepara a una nuova accelerazione per l’ecosistema dell’innovazione marittima. Una rotta chiara: sea-blue economy, turismo esperienziale e, perché no, un’idea di lusso evoluto, sostenibile, visionario. La Coppa America non è solo vela: è innovazione allo stato puro.

Ne è convinto Matteo de Nora, imprenditore visionario che nel 2000 ha fondato The Mates Group, il network di investitori che ha sostenuto il Team New Zealand in ben quattro vittorie del trofeo. Per De Nora, l’America’s Cup rappresenta, e deve rappresentare, la frontiera dell’innovazione, non soltanto in ambito nautico.

Lo dimostra con i fatti: è stato tra i promotori dell’introduzione di tecnologie sostenibili, come i motori a idrogeno, sulle imbarcazioni di supporto. Soluzioni che si testano già durante le regate di allenamento delle Series e che potranno trovare spazio anche durante la Louis Vuitton Cup della 38ª edizione della Coppa America.

Nel Golfo di Napoli, l’energia c’è. Ma mancano ancora i grandi fondi internazionali. Per far nascere nuove imprese servono mentori, imprenditori navigati che sappiano fare rete e dare tempo prima ancora che capitali. Il tempo che vale più del denaro.

Il mare, in questo, è generoso: Gianluigi Aponte, patron di MSC, il più grande operatore al mondo per numero di navi, con una flotta che ha superato le 900 unità, ha già ospitato più volte gli eventi mensili di NAStartUp. Oggi è anche sponsor della Coppa America. Non solo flotta, ma visione.

Tra gli armatori-innovatori-investitori che già stanno tracciando nuove rotte, c’è anche Salvatore Lauro, fondatore di Lauro.IT, che ha trasformato il suo sogno in impresa e la sua impresa in un motto: “volaviamare”. Il tempo è prezioso, ancor più se si viaggia per mare verso le isole. E così, mentre il mondo sogna il volo, lui sperimenta nel Golfo di Napoli un veicolo nautico che decolla, plana e atterra direttamente sull’acqua. Una sorta di aliscafo del futuro, capace di ridisegnare la mobilità nel Mediterraneo. E per citarlo ha recentemente scritto un libro “Dalla Dolce Vita alla Tempesta perfetta!”.

Qual è la tempesta perfetta? Non solo lusso, ma modello

C’è chi lo vedrà come un capriccio per turisti benestanti. Forse lo è. Ma è anche un segnale: le tech company non aspettano i bandi e normative, non cercano permessi per sognare. Sperimentano. Creano modelli. Sfidano mercati saturi con idee ibride. Dove c’è un vuoto (e in Italia ce ne sono tanti), provano a inserirsi.

Ecco perché questo doppio lancio di Uber, in aria e in mare, merita attenzione e incoraggia chi fa startup in Italia, al Sud a Napoli. Non solo come notizia curiosa d’agosto, ma come indicatore di dove può spingersi l’innovazione, quando si ha il coraggio di osare. (nella foto: Cava Regia beach club)

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