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Colei che appare, quasi all’improvviso ai viaggiatori che scavalcando le pendici del monte Ararat giungono a vedere la valle che guarda verso oriente e la città che la abita, Yerevan, questo significa il nome della capitale Armena. Una sorta di apparizione che però non si accontenta della luce riflessa della grande montagna ma fa di tutto per brillare di luce propria e lo fa puntando in modo deciso sull’innovazione.
Innovazione significa talenti, significa imprenditorialità, significa capitali, significa storie di successo, tutti ingredienti che, quello che possiamo definire ecosistema dell’innovazione tech armeno, ha già ben definiti.
Intanto si parte con una consapevolezza che hanno tutti, chi fa impresa, chi ci lavora, chi vi investe, chi ha assunto incarichi importanti in multinazionali partendo da questo Paese di poco meno di tre milioni di abitanti: la risorse principale sono le menti, sono i cervelli, è la formazione, è la disponibilità di competenze. Questo ha l’Armenia e questo coltiva e lo fa a tutti i livelli, giovani, comprese moltissime ragazze, che studiano materie scientifiche, magari presso la prestigiosa università francese di Yerevan che funge un po’ da faro accademico. Mari è impegnata a studiare matematica applicata e me lo racconta mentre insieme visitiamo gli stand delle startup del Digitec, la fiera di settore che quest’anno si svolge per la ventesima volta, Sophie è più orientata al business ma sempre legato ad ambiti di frontiera mi dice ricordandomi che parla quattro lingue: armeno, francese, inglese e russo e che sta studiando la quinta, forse spagnolo, forse italiano.
C’è attenzione e talento anche negli ambiti del management e della comunicazione come racconta la giornalista Satenik Hakobyan che ora è la responsabile della comunicazione di una delle aziende tech più importanti del Paese che si chiama ServiceTitan. Non certo da meno l’altra grande azienda nata nel Paese, quella forse più nota, l’unicorno che rappresenta la sintesi del successo che è possibile raggiungere facendo imprenditoria innovativa partendo dal’Armenia: Picsart che con i suoi cento milioni di utenti e la sua offerta decisamente articolata e oggi integrata con intelligenza artificiale, è lo strumento preferito da chi crea contenuti digitali un tutto il mondo. Picstart è un po’ il fiore all’occhiello dell’ecosistema armeno, ha raccolto un round serie A da 10 milioni di dollari nel 2016 guidato da Sequoia e un round successivo da 130 milioni di dollari nel 2021 con SoftBank come lead investor.
L’ecosistema alla conquista di crescita e solidità
Sono queste le parti maggiormente emergenti dell’iceberg che costituisce un ecosistema assai dinamico che come descrive Grigor Hovhannisyan, presidente di BANA Angels e fondatore del venture capital Formula VC ha numeri che si traducono in una crescita del 20% anno su anno negli ultimi 20 anni, in quasi 60mila persone che vi lavorano, in scaleup che hanno raccolto molti denari come le già citate ServiceTitan (1,7 miliardi di dollari complessivi) e Picsart (195 milioni di dollari), ma anche Codesignal (87,5 milioni di dollari), Superannotate (53,5), HerculesAI (38,1), Gecko (347), Disqo (101,5), Shopmonkey (110) per citare quelle più significative. “Il mercato tech – dice Hovhannisyan – valeva in Armenia meno di 20 milioni di dollari nel 2004, vent’anni dopo, nel 2024 abbiamo calcolato che il peso che ha sull’economia del Paese è calcolabile in oltre 2,5 miliardi di dollari”.
Le startup continuano a nascere e a crescere, tutte le startup armene hanno sede nel Delaware e si costituiscono come C Corp, questo perché, spiega sempre il presidente di BANA, in Armenia ci sono ancora problemi strutturali nella gestione di alcuni servizi come per esempio i pagamenti digitali, “non è una questione puramente legata a motivi fiscali o di opportunità verso la raccolta di investitori, esistono ragioni pratiche e noi, così come gli altri attori dell’ecosistema siamo in costante contatto con il governo armeno per trovare sempre nuove soluzioni che possano favorire lo sviluppo dell’industria tech nel Paese”. Soluzioni che non mancano, per esempio lato investitori vi è un elemento certamente strutturalmente positivo ed è la tassazione inesistente sul capital gain: “la cosa interessante è che se le startup le dobbiamo costituire in Delaware, i veicoli di investimento ci conviene farli qui, ed è una cosa che piace molto anche ai nostri limited partner se si considera che oggi Formula VC ha investitori da 15 Paesi diversi, Italia compresa, e dopo avere terminato la corsa del primo fondo da 7 milioni di dollari ora è in fase di closing con il secondo da 30 milioni di dollari”.
Tra le startup emergenti alcune si distinguono per brillantezza delle idee come CoinStats che consente di monitorare i diversi portafogli cripto, Prodmap che risolve i problemi legati alla contestualizzazione delle risorse di intelligenza artificiale, Denovo Science che sviluppa, utilizzando l’IA, nuove molecole sintetiche, 10Web che cavalca l’hype del vibe coding, ovvero la programmazione guidata dall’IA che non richiede la conoscenza del codice, e che si paragona con le scaleup internazionali più note del settore come la svedese Lovable o l’americana Replit.
Zaven Naghashyan, direttore e fondatore di Naghashyan Solutions, una boutique di sviluppo software che è nel tempo cresciuta fino ad arrivare a circa 50 persone e a sviluppare piattaforme tech come una che permette la diffusione di musica nei locali pubblici del Paese, conferma come il settore stia marciando a ritmi intensissimi e ciò comporta non solo un impatto molto positivo sull’intera economia del Paese ma anche una crescita dei salari e del tenore di vita: “oggi un programmatore software in Armenia non guadagna tanto meno di uno un un altro Paese d’Europa, ciò che fa la differenza qui è l’altissima disponibilità di talenti di alto profilo”.
Formazione e opportunità per i talenti
Talenti che sono anche al centro di un altro progetto di genesi armena che si sta rapidamente espandendo in mezzo mondo, un progetto che non è un business ma che ribalta concettualmente l’approccio alla formazione tecnica rivolgendosi sia a giovanissimi sia a persone in fase di collocamento nel mondo del lavoro, si chiama Tumo – Center for creative technologies ed è una vera e propria fonderia di talenti. Tumo offre formazione gratuita soprattutto a teenager, dispone di laboratori per lo sviluppo della creatività ed è sbocciata a Yerevan per fiorire in tante altre località del Paese come Dilijan, Koghb, Gyumri, Yeghegnadzor, Kapan e del mondo come Parigi, Marsiglia, Lione in Francia, Tirana in Albania, Berlino, Mannheim, Hirschaid, Lüdenscheid in Germania, Coimbra, Lisbona in Portogallo, Buenos Aires in Argentina, Gunma in Giappone.
Tumo è un progetto articolato con anche i Tumo Labs e i Tumo Studios perché la formazione è fondamentale ma anche gli strumenti per esprimere la creatività e dare forza e concretezza alle idee lo sono. Tumo è iniziativa no-profit nata nel 2011 nella capitale armena per volontà di Sam e Sylva Simonian che finanziano il progetto con la loro Simonian Eductational Foundation.
L’evento e le tecnologie nelle scuole
Se i talenti sono la chiave del futuro dell’Armenia e Tumo è il progetto forse di maggiore impatto in questo senso, non di meno è il ruolo di UATE, Union of Advanced Technology Enterprises che, come spiega i CEO Sargis Karapetyan porta avanti due grandi progetti che sono Digitec e Armath: “quest’anno cade il 25esimo anniversario di UATE e il 20esimo di Digtec, il nostro evento flagship, noi siamo una organizzazione no profit con 257 soci che rappresentano il 75% dell’intero valore dell’industria ICT armena che oggi pera per circa il 7,6% del PIL complessivo del Paese”.
UATE da lavoro a 650 Persone e con Digitec raccoglie ogni anno il meglio dell’innovazione del Paese, l’evento dura tre giorni ed è visitato da 40mila persone: “nel weekend ci sono anche molte famiglie che vengono anche da fuori Yerevan con i loro figli perché li vogliono avvicinare al fascino delle tecnologie e dell’innovazione, oggi i genitori armeni tendono spingere i loro figli verso le materie scientifiche perché è li che sta andando il futuro del Paese”, dice Garegin Khumaryan che si occupa delle attività di comunicazione e relazioni esterne di UATE.
Anche UATE è impegnata nella formazione: “il nostro programma più importante è Armath che è sia la crasi tra le parole Armenia e matematica ma anche la traduzione in armento della parola ‘radice’, si tratta di un programma per portare l’insegnamento dell’ingegneria e delle tecnologie nelle scuole e che oggi coinvolge circa 17 mila studenti e si sta espandendo oltre i confini del Paese. Questo è il nostro programma più importante e quasi organizziamo Digitec con lo scopo finale di promuovere Armath, Digitec è il canale che usiamo per dare voce all’importanza del futuro e del fatto che tutto ciò di valore che abbiamo sta nei talenti e nelle nuove generazioni”, aggiunge Karapetyan.
Così l’Armenia prende nuova forma, ci da un’assaggio del suo slancio verso il futuro, figlia di un passato, anche recente, assai tormentato, di una storia che ha costretto a migrazioni in tutto il mondo, di una diaspora sparsa per i cinque continenti, di un Paese che con meno di tre milioni di abitanti investe in se stesso per emergere e ritagliarsi quella sua personalità unica che i Paesi con un vissuto straziato hanno, quella personalità che se fosse in musica sarebbe una canzone di Charles Aznavour, il notissimo cantante franco-armeno, forse il figlio più noto del Paese. L’Armenia Investe con coraggio anche quando si tratta di tecnologie, un coraggio che guarda alla frontiera più stimolante e la più promettente è quella dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni più ardite: l’AI fisica e l’AI applicata alla scienza.
IA fisica e IA scientifica
Qui entra in gioco un personaggio che da forza all’orgoglio armeno nel mondo, in particolare il mondo delle tecnologie, il suo nome è Rev Lebaredian, vice presidente di Omniverse and simulation technology presso NVIDIA. Rev è geniale e ha una forte intuizione relativamente al futuro dell’intelligenza artificiale. “L’IA è una roba grossa – dice – capace di cambiare tutto proprio come in passato è successo con l’avvento dell’elettricità e così come in passato sono state costruire le infrastrutture per produrre e distribuire l’energia elettrica, oggi i Paesi devo costruire i cosiddetti foundation layer per l’IA, lo devono fare tutti e noi con NVIDIA siamo supporto a queste strategie, lo stiamo facendo qui in Armenia con la costruzione di datacenter sofisticati che godono di condizioni geografiche uniche per la localizzazione, l’alimentazione e il raffreddamento e vogliamo farlo con qualsiasi altro Paese, il nostro CEO Jensen Huang è stato per esempio recentemente nel Regno Unito a parlare di questo ma stiamo dialogando con tanti altri, con Germania, Francia, con l’Unione Europea con le tante aziende sia globali sia locali che vogliono partecipare alla realizzazione dei progetti Nscale (che sono le piattaforme cloud full-stack per l’IA e l’high performance computing che Nvidia realizza usando tecnologie proprie e di terzi, ndr)”.
I governi dei Paesi sono oggi tendenzialmente sempre più consapevoli della necessità di sviluppare queste infrastrutture: “i governi vengono da noi con disponibilità di terreno, di capacità di alimentazione e con le loro aziende tech locali e insieme sviluppiamo i progetti, si tratta di realizzare infrastrutture che vanno considerate alla stregua di strade, ponti o aeroporti, sono fondamentali per il futuro, per la sovranità tecnologica per le relazioni internazionali, per lo sviluppo economico”.
Questo approccio è strutturale, cambia il mondo e sempre di più lo cambierà anche alla luce del fatto che l’IA che abbiamo visto fino a oggi è solo l’inizio di un processo rivoluzionario che si sviluppa partendo dalla cosiddetta physical AI di cui Lbaredian è esperto: “fino a oggi abbiamo usato dati già disponibili sulla rete per addestrare le intelligenze artificiali generative, ora però con la physical AI servono dati che non sono già disponibili, che non sono già online, vanno raccolti, dobbiamo portare il mondo fisico all’interno di un formato digitale e lo possiamo fare solo con i sistemi di simulazione i quali servono anche per poi effettuare le simulazioni di controllo prima di rendere disponibile nuovi sistemi che basandosi sulla physical AI possono avere impatto profondo sul mondo, quindi dobbiamo essere sicuri che tutto funzioni bene, ed ecco quindi che i sistemi di simulazione tornano a essere fondamentali”. Questo serve in molti campi, si pensi a quello industriale, o a supporto delle infrastrutture, o anche alla logistica e pure, e qui entriamo in un ulteriore campo tanto affascinante quanto emergente, alla ricerca scientifica.
Nel suo keynote al Digitec è Noubar Afeyan, fondatore e CEO di Flagship Pioneering e co-fondatore e chairman di Moderna Therapeutics a illustrare come l’IA e la scienza arriveranno a cambiare il mondo della ricerca, lo farà con sistemi di intelligenza collettiva, con la biomedicina generativa che rappresenta lo sviluppo dell’era della biologia programmabile nata nel 2018 e con le superintelligenze scientifiche che si basano sul concetto di IA generativa capace di estrarre valore nuovo da ciò che le intelligenze umane già conoscono al fine di sviluppare sistemi di scienza autonoma, delle fabbriche di IA scientifica capaci di accelerare in modo esponenziale i processi di ricerca in campi come la chimica o la biologia.
Le frontiere quindi, le frontiere della tecnologia, le frontiere della ricerca scientifica, le frontiere che portano verso al nuovo e alle nuove sfide che devono essere guardate con attenzione e con speranza per il futuro, in questo modo dobbiamo guarire alle evoluzioni della intelligenza artificiale e al modo in cui si sviluppano la società e l’economia di Paesi come l’Armen-IA. (nella foto una veduta di Yerevan con il monte Ararat sullo sfondo).
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