Alcuni cantanti hanno già ritirato la propria musica da Spotify e sui social sono state lanciate alcune campagne per disdire gli abbonamenti alla piattaforma, partendo dall’idea che continuare a pagare la piattaforma equivarrebbe, almeno indirettamente, a contribuire al finanziamento di un’azienda militare. È bastata la notizia che ha visto il CEO di Spotify Daniel Ek investire 600 milioni di euro in Helsing, una startup tedesca specializzata in tecnologia militare, che sviluppa droni e sistemi di difesa basati sull’intelligenza artificiale. Spotify ha replicato e sottolineato che l’azienda opera separatamente da Helsing.
Allo stesso tempo, con l’editoriale di questa settimana abbiamo evidenziato come si stia diffondendo una narrazione proveniente da una serie di articoli apparsi su molti media che mettono in luce come l’economia dello stato israeliano stia andando sempre meglio da quando è partita la campagna per l’invasione e l’annientamento della Palestina:
«Uno di questi articoli uscito qualche giorno fa su un quotidiano finanziario italiano aveva un titolo che mette in luce come la Borsa valori dello stato israeliano sia in costante salita negli ultimi due anni, quindi da quando è iniziata l’invasione di Gaza, e come le startup crescono – recita il titolo – “nonostante la guerra”. E qui sta l’errore, le startup con sede nello stato israeliano non crescono nonostante la guerra, crescono proprio perché c’è la guerra».
Se si dovesse difendere la logica e posizione utilizzata dai musicisti e utenti di Spotify intenti a non avere nulla a che fare con tale piattaforma perché trarrebbe profitti dalla guerra, si potrebbe allargare lo stesso ragionamento sia alla radice – fondi di investimento e investitori che investono nelle startup che sviluppano tali piattaforme – sia alle attuali e future startup europee.
In quest’altro articolo infatti avevamo denunciato il concetto di “dual use”, ovvero di tecnologie che possono avere valenza e utilità sia civile sia militare. Concetto utilizzato dalla stessa Banca Europea per gli Investimenti (BEI), che, se prima non poteva finanziare il settore della difesa, ora grazie a tale concetto ha potuto aggiornare le proprie regole per il finanziamento delle Pmi nel settore della sicurezza e della difesa, per aprire linee di credito dedicate a un gran numero di piccole imprese e startup innovative, che necessitano proprio di finanziamenti per progetti dual use.
Tutto questo si è sviluppato al lancio del Rearm Europee, che destinerebbe parte dei 800 miliardi di euro proprio verso startup il cui business core sussiste nell’utilità civile e militare.
Ovvio che un conto è chi investe in aziende defense-tech che stanno in Paesi che vogliono la guerra, altro è in Paesi che si vogliono difendere da essa.
Ma, se si validasse il ragionamento fatto per boicottare Spotify, ovvero non voler più utilizzare una piattaforma ché in qualche modo o lei o il fondatore trarrebbero profitto dalla guerra, bisognerebbe usare la stessa retorica per altre piattaforme.
E allora non dovremmo più usare Facebook, Whatsapp, Instagram, Telegram, Linkedin, Amazon, Tiktok, ChatGpt, Youtube – ma proprio Google (Alphabet) in generale.
L’American Friends Service Committee (AFSC), un’organizzazione internazionale che si impegna a contrastare le ingiustizie a livello globale, ha redatto un elenco delle “Aziende che traggono profitto dagli attacchi israeliani a Gaza del 2023-2024“. In questo elenco sono presenti sia Microsoft (e quindi ChatGpt) sia Alphabet (e quindi youtube ecc) e Amazon.
Alphabet (Google) e Amazon
Il Project Nimbus è un contratto stipulato nel 2022 dal valore di 1,2 miliardi di dollari tra il governo israeliano e Google e AWS per servizi cloud/AI destinati a ministeri e forze armate. Finora è stato molto discusso internamente che esternamente tramite proteste e sit-in. Per questi motivi nel 2024 la stessa Google ha licenziato i dipendenti che protestavano contro il progetto. E in tale occasione Google aveva dichiarato di aver licenziato altri dipendenti dopo che l’indagine aveva raccolto dettagli da colleghi che avevano subito “disturbi fisici” e identificato dipendenti che indossavano mascherine e non portavano con sé il badge per nascondere la propria identità. Non ha mai specificato quanti furono licenziati.
Microsoft
Linkedin. Dal 2016 in poi eventuali capitali per LinkedIn sono arrivati da Microsoft. Anche se negli ultimi due anni non risultano investimenti diretti di Microsoft in startup “war-tech” (droni, contro-drone, sistemi d’arma, ecc.), c’è un coinvolgimento indiretto/ commerciale: la fornitura di servizi cloud/AI (Azure) al ministero della Difesa israeliano/IDF da parte di Microsoft durante la guerra a Gaza e l’apertura della regione cloud “Israel Central”. Certo, non sono partecipazioni equity in startup, ma contratti di servizi e infrastruttura cloud. The Guardian ha parlato di 10 milioni di dollari in supporto tecnico/servizi. Microsoft ha riconosciuto la fornitura ma afferma di non avere evidenze d’uso per arrecare danno ai civili.
OpenAI. Microsoft ha investito decine di miliardi in OpenAI (produttrice di ChatGpt) dal 2019 al 2023 e ha un accordo che la rende uno dei principali stakeholder. Microsoft detiene una quota sostanziale nei veicoli for-profit di OpenAI. Alcune fonti parlano di una partecipazione attorno al 49 % nel veicolo for-profit di OpenAI (OpenAI Global / OpenAI LP) nei termini degli accordi di profit sharing.
Nel febbraio 2024, circa 30 attivisti si sono radunati all’ingresso della sede di OpenAI a San Francisco, dopo che l’azienda aveva rimosso silenziosamente il divieto di “uso militare e bellico” dalle sue policy di utilizzo il mese precedente. In seguito OpenAI aveva confermato di collaborare con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti su soluzioni software open source per la sicurezza informatica.
Meta
La società proprietaria dei social network Whatsapp, Instagram e Facebook, ha ricevuto denunce di bias e rimozioni eccessive verso contenuti pro-palestinesi nel 2023–2024 da parte di ONG e media.
A oggi sia Meta sia Alphabet continuano ad avere uffici e team di ricerca e sviluppo a Tel Aviv / Jaffa e Haifa. Solo recentemente, nel 2024, Verily (gruppo Alphabet) è stato chiuso.
Telegram
BlackRock è stato indicato tra i sottoscrittori del bond Telegram 2025. L’ETF iShares MSCI Israel (EIS) è gestito da BlackRock e dà esposizione “broad-market” alle azioni israeliane e include anche società di difesa quotate come Elbit Systems (quindi esposizione indiretta, tramite mercato pubblico, non venture). Ora, l’ETF (Exchange Traded Fund) è un fondo quotato in borsa che replica un indice (es. S&P500, MSCI Israel, ecc.). Funziona come un “cesto” di azioni: se compri l’ETF, possiedi in piccola parte tutte le azioni dentro quel paniere. Gli ETF di solito hanno costi bassi e sono usati dagli investitori istituzionali e retail per ottenere un’esposizione rapida a un mercato. Il “broad-market” significa che l’ETF non sceglie poche aziende specifiche, ma replica un intero mercato o settore ampio. Per esempio: l’iShares MSCI Israel ETF (ticker: EIS) replica l’indice MSCI Israel, cioè include la maggior parte delle società israeliane quotate a Tel Aviv o a Wall Street. Dentro ci sono banche, hi-tech, telecomunicazioni, energia, e anche società della difesa (come Elbit Systems). Non è un fondo “tematico” (che si concentra solo sulla difesa o solo sulla tecnologia), ma un fondo che segue l’intero mercato azionario israeliano. In sintesi, se BlackRock ha comprato l’ETF EIS, ha comprato automaticamente azioni di Elbit Systems (difesa), come di banche, telco e startup tech israeliane quotate. BlackRock quindi non ha deciso esplicitamente di investire in Elbit: lo fa perché l’ETF replica il mercato israeliano nel suo insieme.
Ecco perché in un solo anno, il panorama delle startup israeliane nel settore della tecnologia per la difesa è quasi raddoppiato. Nel 2024, si contavano 160 startup legate al settore della difesa. Oggi, questo numero è di 312, con un tasso di crescita del 95% che supera di gran lunga quello degli Stati Uniti (17%) e del Regno Unito (20%) nello stesso arco di tempo.
Ecco perché nei primi sei mesi del 2025 i fondi di venture capital hanno investito circa 946,3 milioni di euro in startup europee di difesa / tech militare — un aumento significativo rispetto all’anno precedente.
Ecco perché Andrew Bosworth, chief technology officer di Meta Platforms Inc., ha affermato che “le maree sono cambiate” nella Silicon Valley e che è diventato più appetibile per l’industria tecnologica sostenere gli sforzi dell’esercito statunitense.
Ecco perché Meta ieri ha annunciato che estenderà l’accesso ai modelli Llama (modelli LLM open source liberamente disponibili sulla piattaforma Hugging Face, ndr)anche a enti di difesa di Paesi alleati (EU, Giappone, NATO) per usi nazionali /sicurezza. (foto di Tong Su su Unsplash)
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