Identificare il glutine con rapidità, la sfida di Glutensens

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La fondatrice di Glutensens, startup che qualche giorno fa ha annunciato il suo primo round, come abbiamo anticipato qui, Chiara Di Lorenzo e il manager Andrea Zanella (nella foto) raccontano perché hanno puntato su uno strumento rapido per il glutine: prima HoReCa, poi industria e consumer. Lancio previsto a metà 2026.

«Vogliamo che una persona celiaca, grazie a un test semplice e affidabile (Test), possa godersi qualsiasi cibo (Taste) e fidarsi di ciò che mangia (Trust), a casa come al ristorante». È la sintesi con cui Chiara Di Lorenzo, ricercatrice dell’Università di Milano e fondatrice di Glutensens, apre il racconto: un progetto nato in accademia e cresciuto con una tesi chiara di mercato. 

Dalla ricerca al pre-seed (ottenuto da sola)

Il primo passo non è stato scontato: pre-seed ottenuto quando Chiara era ancora sola al timone. «Hanno contato tre elementi: risultati scientifici solidi e superiori ai metodi disponibili, una domanda crescente di soluzioni rapide e portatili da parte di aziende, ristorazione e consumatori, e una roadmap chiara dal prototipo al prodotto industrializzabile, già con prime partnership», spiega. Guardando indietro, rifarebbe quelle scelte, ma «avrei portato avanti anche un piano B scientifico e dedicato più risorse alla due diligence: tempi e complessità erano stati sottostimati». 

Che cos’è (e che cosa non è)

Glutensens lavora su uno strumento rapido per rilevare tracce di glutine in tempi molto brevi e su cibi di diversa origine, anche cotti, con l’obiettivo di costi d’uso contenuti. «Il beneficio è l’affidabilità della misura e, per il ristorante, la validazione del processo: poter garantire al cliente un piatto “gluten-free” con una verifica immediata», dicono i fondatori. Nota importante: Glutensens non è un dispositivo medico e le prestazioni dichiarate saranno oggetto dei consueti processi di validazione e certificazione prima dell’ingresso sul mercato. 

L’arrivo di Andrea Zanella

Dopo la fase iniziale, entra Andrea Zanella, manager con lunga esperienza tra pharma e medtech. «Mi ha attratto la sfida nuova: tecnologia diagnostica che conosco bene, ma in un contesto commerciale diverso. Il mio contributo è a 360°: biosensori, AI, gestione progetti complessi con partner in co-design, strategia commerciale ed e-commerce, fino allo sviluppo globale», racconta. La differenza rispetto al medtech tradizionale? «Il cliente qui non domina la tecnologia: va coinvolto presto come ambassador nel business model, nel go-to-market e nella comunicazione». 

Mercati e go-to-market, HoReCa prima, poi industria e consumer

La roadmap è scandita: primo anno HoReCa (Hotel, Ristoranti, Catering) con canale B2B diretto; a seguire produttori “gluten-free” con soluzioni di quality assurance/quality control e laboratori per i controlli di sicurezza; infine il consumer per abilitare la gestione quotidiana da parte dei pazienti celiaci (casa, lavoro, viaggio). «Ci siamo dati tappe precise e canali separati per ridurre la complessità e dimostrare trazione», spiegano. 

Contesto e differenziazione

Oggi le alternative sono per lo più test di laboratorio (ELISA/PCR): costosi (centinaia di euro) e lenti (giorni), poco compatibili con i ritmi di una cucina o di una linea produttiva; oppure test rapidi in stile lateral flow (come i Covid test), più economici ma ancora lenti per l’uso in servizio e con limitazioni su alimenti cotti. «Il nostro posizionamento nasce dall’esigenza d’uso: tempi rapidi, costi contenuti e affidabilità anche su cibi cotti», chiariscono. 

Validazione, certificazioni e lancio

Dopo il proof-of-concept, il team è nella fase di sviluppo e industrializzazione dello strumento e del sensore insieme a partner internazionali. «Entro fine anno avviamo la validazione complessiva del sistema; poi certificazione e lancio sul mercato a metà 2026», dicono. Tempistiche in linea con una strategia che punta a far convivere prodotto e sistema qualità fin dall’inizio. 

Fundraising e “why now”

Il round in corso serve a portare il primo prodotto al lancio e generare sales traction. «A seguire prevediamo un series A da circa 5 milioni di euro a partire dalla primavera 2026, con target VC e fondi anche internazionali», spiegano. Perché adesso? «Il mercato global del gluten-free è sopra i 10 miliardi di dollari, cresce a doppia cifra; aumentano i casi di contenzioso per contaminazioni e l’attenzione di media e operatori; il quadro normativo/compliance evolve e la nostra soluzione risponde a questo bisogno di maggiore accuratezza e affidabilità». 

Impatto atteso e ciò che manca all’ecosistema

L’obiettivo a 24 mesi è di «raggiungere una penetrazione significativa in Europa nel canale HoReCa», dicono i founder. Sul fronte tech transfer, Chiara sottolinea il valore del TTO e del sostegno dell’ateneo, ma invita a fare di più: «Serve una formazione al business per i ricercatori, un ecosistema più rapido nello scale-up, capitali early-stage più solidi e incubazione industriale. E, soprattutto, una cultura del rischio più diffusa». 

La cifra del team

Al netto della tecnologia, resta il modo di lavorare. «Ho imparato molto dalla calma e profondità di Chiara», dice Zanella. «Ogni collaborazione, specie quando si costruisce un’innovazione, è un’occasione per arricchirsi reciprocamente». Una cultura che Glutensens vuole trasferire nel prodotto e nel servizio al cliente. 

Nota di servizio – Gli autori precisano che Glutensens non è un dispositivo medico e che le prestazioni dichiarate saranno oggetto dei consueti processi di validazione e certificazione prima dell’ingresso sul mercato.

Nota per il lettore: l’autore è CEO di beeco e collabora con fondi di investimento attivi nell’ambito agritech, che potrebbero aver sostenuto o sostenere in futuro alcune delle startup menzionate.

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