Tecnologie hardware, deeptech, nuovi materiali, temi che non sono solitamente al centro delle tesi di investimento dei fondi di venture capital ma che invece sono al centro della strategia di Algebris Climatech come spiega a Startupbusiness Marco Turchini il quale, insieme a Stefano Ferrari e Alessandro Santo è uno dei tre managing partner del fondo.
“Con Algebris abbiamo avviato l’attività investimento circa quattro anni fa con un fondo di private equity da 300 milioni di euro che investe in sostenibilità, poi dopo un paio d’anni dalla nascita di quel fondo abbiamo visto esserci spazio nel mondo tecnologia legata alla sostenibilità e abbiamo deciso di fare un prodotto dedicato al venture capital, così abbiamo costruito il fondo nel 2024 lanciando Climatech che ha l’obiettivo di investire in progetti di matrice internazionale che hanno il core nella tecnologia più che nelle operation e che hanno una certa continuità con il mondo delle aziende in cui investe il fondo di private equity perché alcuni dei verticali sono molto simili: energia, mobilità , materiali, agrotech, si tratta di ambiti molto vicini tra loro come per esempio accade con il recupero delle acque e si va a ottimizzare flussi energetici con nuove tecnologie e recupero dei materiali che puoi si possono usare in industria o agricoltura”.
Climatech guarda soprattutto a progetti in fase di raccolto di round serie A, quindi aziende che generano le prime revenue: “ciò perché così possiamo dare il massimo del supporto visto che abbiamo nel team un background di genesi industriale, l’iniziativa ricalca un po’ quanto già avevo fatto con il CVC di A2A nel 2019”.
Il fondo che in realtà è una una struttura che ha due fondi di cui un fondo principale e uno parallelo che co-investono secondo regole predeterminate ambisce a fare una raccolta complessiva di 100 milioni di euro di cui 60 sono già committed e prevede di chiudere il periodo di raccolta a giugno 2026 con una possibile estensione fino alla fine del prossimo anno.
“Siamo ora nella parte iniziale della vita del fondo e investiamo sia in Italia, sia in Europa ma anche in Nordamerica, già oggi il 50% dei progetti che vediamo e valutiamo sono internazionali, europei principalmente e investiamo in tecnologie hardware, dove il deeptech che è altra gamba nostra tesi di investimento, si sposa con l’hardware più che con il software, non facciamo software only, anche se le componenti software ci sono ovviamente ma a supporto dell’hardware, questo approccio è piuttosto distintivo sul mercato perché solitamente investitori soprattutto in sud europa sono poco attratti dall’hardware. Con 100 milioni prevediamo di fare circa 15 investimenti, quindi il ticket medio è più alto della media, nei primi due deal che abbiamo annunciato abbiamo investito complessivamente 9 milioni di euro, e i prossimi tre che stiamo già valutando prevediamo di investire 10-12 milioni di euro complessivi, quindi cerchiamo di investire in modo rilevante perché crediamo che questa strategia genererà un migliore ritorno del fondo”.
Le prime due operazioni chiude da Algebris Climatech sono il deal da 6 milioni di euro di Krill Design condotto insieme a Primo Climate e Crédit Agricole Italia, la startup sviluppa biomateriali innovativi per diverse applicazioni come per esempio il packaging e già lavora con grandi aziende come Autogrill, Venchi, Illy caffe, dispone di una tecnologia brevettata sia nel materiale sia nel processo che sfrutta gli scarti di lavorazione dell’industria alimentare con sui si genera il biopolimero che poi si adatta anche alla stampa 3d, Krill Designa ha generato circa 1,3 milioni di euro di valore della produzione nel 2024: “la società va bene, dispone di un team tecnico che sta crescendo, e il round da 6 milioni di euro che abbiamo guidato serve per ampliare la capacità produttiva per portarla fino a 6-8 mila tonnellate l’anno al fine di permettere ai clienti industriali di approvvigionarsi con regolarità”.
Il secondo deal è quello in Blubrake , operazione da complessivi 12 milioni di euro condotta insieme a Fundracer e Tri-Star Group. “Blubrake dispone di 12 brevetti per la sua soluzione ABS per le e-bike, la società ha generato 2,5 milioni di euro di prodotto nel 2024, e il round che abbiamo chiuso è stato un po’ complesso perché c’è del secondario e del primario, partecipazioni sotto forma di capex, e si pone l’obiettivo di realizzare un facility produttiva per l’ABS per le e-bike a costi e dimensioni ridotte, in questo caso abbiamo investito con investitori internazionali, un fondo olandese e una società cinese, siamo l’unico investitore italiano, e ciò è importante anche in ottica di crescita internazionale della società”.
Algebris Climatech ha relazioni attive con una serie di partner industriali italiani e internazionali che stanno anche valutando ingresso nel fondo con l’obiettivo di trovare partnership per lo sviluppo dei loro programmi di innovazione: “questo aspetta funziona in ottica di co-investimento per il mondo aziendale, stiamo lavorando con 6-7 aziende al momento, obiettivo arrivare massimo a 20 circa per poi ottimizzare i processi di collaborazione”.
“I tre deal imminenti riguardano un’operazione nel mondo del controllo automatico del processo industriale con applicazioni soprattutto in ambito chimico ed energetico, si tratta di un’azienda italiana già operativa a livello internazionale dal medio oriente agli USA, poi un’azienda britannica che opera nel mondo dell’agricoltura di precisione con tecnologie non chimiche, quindi consente di eliminare i pesticidi e poi un’azienda che lavora tra Svezia e Danimarca e che ha messo a punto un dispositivo hardware per la produzione di energia da fonte rinnovabile che ha già progetti pilota in Portogallo, USA e Canada. Anche in questi casi investiamo con diversi partner internazionali, per noi è importante avere progetti che mostrano ambizione internazionale fino dal primo incontro”.
Turchini (nella foto) e i due altri partner del fondo, che complessivamente hanno un track record di investimenti venture capital per circa 400 milioni di euro sono molto attenti alle tecnologie più avanzate e guardano a progetti che possono avere compimento nel periodo di vita del fondo che ha un piano di sviluppo di cinque più cinque anni tra la fase di raccolta e investimento e la fase di maturazione dei deal: “possiamo fare leva sulle competenze anche delle persone del fondo di private equity per meglio valutare le operazioni da un punto di vista tecnico, certo guardiamo con attenzione ogni cosa ma ci sono ancora aspetti, come per esempio la fusione nucleare, che hanno tempi di sviluppo che vanno oltre il periodo di vita del fondo, le consideriamo ma per quello che lavoreremo affinché sarà il nostro secondo fondo”.
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